6.7.10

cinema











Un amore omosessuale in un gruppuscolo neo-nazista danese non è esattamente la maniera più semplice per iniziare la carriera di regista cinematografico ma è quanto ha fatto, con notevoli risultati, Nicolo Donato, italo-svedese nato a Lodi da padre italiano e allievo di Lars Von Trier;
il film ha vinto lo scorso anno il Festival del Film di Roma. "Brotherhood" (Fratellanza) è una bella storia con alcune scene durissime e un finale che lascia qualche speranza per dimostrare come l'amore sia più forte di tutto e non è possibile sopprimere questo sentimento quando nasce, anche nelle condizioni più avverse. Lars viene allontanato dall'esercito perchè accusato di adescare i commilitoni; casualmente si imbatte in un gruppo del movimento neo-nazista che passa il tempo ad organizzare spedizioni punitive contro gay e musulmani. Lars viene affidato al veterano Jimmy, senza famiglia e tutto svastiche e Mein Kampf; mentre lavorano alla ristrutturazione di una casa per trasformarla in foresteria per camerati di passaggio, nasce tra i due una forte attrazione. Jimmy si vergogna di un sentimento che lo ha preso alla sprovvista e, una volta scoperti, non esita ad eseguire la brutale punizione che il capetto del gruppo ha deciso di infliggere all' infiltrato 'corrotto' Lars. Nel finale Jimmy prende coscienza di ciò che è realmente ma non sappiamo cosa accadrà; forse l' amore trionferà, forse si può vincere la paura ed imparare a rispettarsi. Nicolo Donato racconta con grande pietà la vita di due perdenti, nè migliori nè peggiori di tanti altri, vittime per debolezza, per cattiva educazione (la madre detestabile di Lars) o, forse, per semplice sfortuna.

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