La Corte costituzionale, rispondendo alle ordinanze del Tribunale di Venezia e della Corte d’appello di Trento, ha dichiarato inammissibili i ricorsi sui matrimoni gay che si basavano sulla presunta illegittimita' di una serie di articoli del codice civile (art. 2 sui diritti inviolabili dell'uomo e art. 117 sugli obblighi internazionali) che impediscono le nozze tra persone dello stesso sesso. I ricorsi sono stati dichiarati infondati in base agli articoli 3 (principio di uguaglianza) e 29 (diritti della famiglia come societa' naturale fondata sul matrimonio). Le motivazioni verranno rese pubbliche tra alcuni giorni; si vedrà se, comunque, la Corte coglierà l'occasione per sollecitare il Parlamento a legiferare finalmente sul diritto di sposarsi e creare una famiglia di migliaia di cittadini italiani.
Certi Diritti, promotrice dell'iniziativa che ha portato alla sentenza di oggi, preferisce aspettare le motivazioni della sentenza prima di esprimere giudizie e ringrazia "quanti hanno condiviso con noi questa battaglia, in primis le coppie gay che hanno partecipato alla campagna di Affermazione Civile e gli Avvocati di Rete Lenford, che continuerà almeno fino a quando anche nel nostro ordinamento non sarà consentito alle coppie dello stesso sesso di sposarsi, come già avviene in diversi paesi europei".
"L'esito negativo di oggi ci spinge a rilanciare la nostra lotta di civiltà, ben consapevoli che il diritto è un'entità viva, in perenne evoluzione, al pari della società", secondo l'Arcigay. Mentre secondo Franco Grillini "La questione non finisce con il rigetto della Corte, ma deve avere una sua soluzione in sede parlamentare con una legge che vada al passo con l'Europa. E deve essere affrontata dal legislatore, che fino ad ora è stato carente. Ricomincia quindi la battaglia parlamentare. Promuoveremo raccolte di firme, non abbandoniamo la via giudiziaria. Troveremo un singolo giudice che ci darà ragione".
Paola Concia ha dichiarato " Ora è il Parlamento che finalmente dovrà legiferare. Si tratta comunque di un forte elemento di stimolo per il dibattito e la Corte ci esorta a fare presto una cosa che andava fatta già da molto tempo".
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